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Channel: Senza Bussola » Listino

Le mani nel rusco dell'Idv

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Ma quale mistero. I sacchi che il consigliere ex Idv Matteo Riva ha visto "sparire" il giorno di San Petronio in Regione erano soltanto pieni di cartacce, lattine, cartoni e resti di più pasti consumati  dagli impiegati/collaboratori dipietristi intenti a fotocopiare notte e giorno i documenti chiesti dalla Finanza (che indaga sulla gestione dei fondi un po' allegra da parte di Paolo Nanni). Solo che, par di capire dalle loro dichiarazioni, al momento di buttare i sacchi gli impiegati non hanno trovato da nessuna parte i cassonetti, hanno sbagliato piano, insomma alla fine hanno preferito caricarli nell'auto di uno di loro e portarli altrove. Lo dichiarano in una memoria scritta quattro persone che lavorano al gruppo Idv. E c'è da credere che abbiano detto tutto, perché nel caso fossero stati davvero, come sostiene Riva, sacchi sospetti, sarebbero state ben altre precauzioni da prendere che girare avanti e indietro, magari davanti alle telecamere di sorveglianza. In quei giorni di passione con la Finanza che bussava  alle porte c'era un gran via vai di politici E infatti i "quattro del rusco" - che per inciso hanno fatto un gran favore agli addetti delle pulizie  - citano come testimoni altre sei persone tra cui Silvana Mura, a tutti gli effetti vice Di Pietro, e due consiglieri, Sandro Mandini e Liliana Barbati. Hanno assistito tutti alle pulizie generali per la festa di San Petronio, potranno confermare la caratteristica della spazzatura. Siamo all'immondizia, il che più che a un giallo rimanda alle comiche.


Lo smarrimento

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Non è uno tsunami, ma un’onda lenta, fatta di inchieste che si accumulano negli anni, senza fretta, inesorabilmente. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda la segretaria storica del leader Pierluigi Bersani, mentre la data spartiacque si avvicina. Quella del 7 novembre, quando il giudice deciderà le sorti processuali di Vasco Errani, indagato per falso ideologico nel caso Terremerse, la coop all’epoca dei fatti contestati presieduta dal fratello del governatore, che ricevette dalla Regione un milione di euro di finanziamenti. Errani, che si mostra sereno, rischia il rinvio a giudizio. O potrebbe uscire dall’inchiesta con sollievo suo e della coalizione che lo appoggia.

Storie, indagini diverse che si intrecciano, mentre le primarie del centrosinistra si avvicinano e con esse la stagione dei veleni, tanto che si litiga persino sulle spoglie del Cev. E il Pd, qui da sempre forza di governo, si sente accerchiato, relegato suo malgrado in un ruolo a cui non è abituato, quello di rincorrere, precisare, ribadire la propria diversità. Un partito quasi smarrito.

Rottamazione metropolitana

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Ora si  dirà che non è questo il modo, che bisognava creare tavoli, tavolini e sgabelli per ragionare insieme, ma stavolta il governo fa sul serio e pare sia giunta l'ora. Si comincia dalle giunte provinciali - a casa tra due mesi - poi toccherà agli eletti e, nel caso di Bologna, si avvierà il percorso della città metropolitana che significa altri posti in meno negli organismi elettivi e per il Pd, partito di maggioranza nel 99,99% degli enti locali, una bella gatta da pelare. A Palazzo Malvezzi è già iniziata la corsa al dopo, prevedibile che ci sarà l'ingorgo per il Parlamento, c'è pure la Regione da sempre riparo nei periodi difficili, ma con l'aria che tira adesso sarà meno facile ottenere un posto al sole magari nel listino bloccato che sa  tanto di Casta. Ci sono infine partecipate e enti di secondo grado,  qualche posto in Cda un po' di consulenze. Basterà a riconvertire un ceto politico che presto si troverà senza scranno sicuro? Il rischio è disperdere in molti casi competenze ed esperienza sul campo difficile delle amministrazioni locali  e la risposta non può certo essere solo quella sorta di X Factor alla rovescia con cui Beppe Grillo penalizza i suoi esponenti migliori preferendo candidare chi finora alle urne è stato trombato. Nei prossimi mesi se ne vedranno delle belle. "Mi troverò un posto di lavoro", la frase di Silvia Bartolini, il giorno dopo i tagli alla consulta per gli emiliani  nel mondo, rischia di essere profetica per decine di amministratori in procinto di diventare  ex.

Primarie fuori quota rosa

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Care donne del Pd prendiamone atto, le quote rosa non esistono, diffidate da chi vi promette, "una volta eletto farò una squadra per metà uomini e per metà donne", non piegatevi alla logica della riserva indiana col segretario di turno che vi promette il 30-35-40 per cento di posti.  Pensavo che le quote rosa fossero un passaggio necessario per  dare il giusto peso elettorale alla donne, ma a questo punto devo ammettere che forse non è così. Semmai si dovrebbe combattere la logica dei nomi blindati calati dall'alto, delle deroghe per gli "elefanti". Del risiko tutto maschile delle pedine a incastro. E questo vale anche per quelle giunte, senza andare troppo lontano da Bologna,  dove alla fine "ci vuole una donna purché sia", magari segnalata all'ultimo momento dal notabile del partito alleato. In questo mandato le parlamentari elette a Bologna sono state attive, spesso presenti, anche su questioni cittadine. Se non basta questo per tentare  la ricandidatura non vedo cosa possa risolvere una trattativa a tavolino, secondo le vecchie logiche della politica. Allora è meglio cambiare ancora le regole per le primarie Pd, non due preferenze uomo-donna, ma due preferenze e basta. E che siano nell'urna due voti al femminile. Può non essere considerata una indicazione di voto, ma sarebbe la vera rivoluzione delle fuori quota rosa.

Prigionieri del listino

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Un conto è blindare nel "listino"  personalità della società civile, competenze riconosciute, intellettuali, profili non riconducibili alla professione della politica. Donne e uomini che portano esperienze diverse. Un altro è dare riparo a chi, per paura o privilegio, si sottrae al giudizio degli iscritti e degli elettori. Un discorso che vale alle elezioni infestate dal Porcellum, o alle regionali dove il candidato governatore che vince  traghetta senza il passaggio delle urne politici miracolati senza un voto. Se si chiamano gli elettori alle primarie, poi bisogna essere coerenti. E coraggiosi. Sempre.

Sel su scherzi a parte

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Sorridete elettori di Sel, siete su scherzi a parte. Avete votato alle primarie, pochi o tanti non importa, beh peggio per voi. Avete creduto di poter decidere, scegliere i vostri candidati? Illusi. E voi candidati alle primarie vendoliane, ci avete messo impegno, un po' di soldi, tanta passione? Vi serva da lezione per la prossima volta. Fatica sprecata. Nichi Vendola si prepara a paracadutare le sue truppe per Camera e Senato, di fatto cancellando il primo tentativo di Sel di trasformarsi in un partito moderno, aperto, trasparente. In Emilia, salvo colpi di scena, alla Camera sarà capolista Francesco Ferrara, responsabile dell’organizzazione di Sel, e al Senato Maria Luisa Boccia. La ex senatrice di Rifondazione Comunista, nipote di Ingrao. In pratica i pochi posti disponibili in questo modo vengono prenotati da Roma. Così cari amici di Sel ha deciso il capo. A questo punto mi chiedo se per i vendoliami bolognesi non era meglio accettare, invece di reagire istericamente, la possibile candidatura di Amelia Frascaroli. Se Vendola aveva già in mente i paracadutati, l'assessore al Welfare era almeno un nome nuovo per la corsa al parlamento.

Paracadute (democratico?)

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Chapeau, Giancarlo Sangalli. E Gianluca Benamati. E Francesca Puglisi. Alle condizioni date dal Porcellum avranno pensato "meglio un paracadute sicuro oggi, che la gloria delle primarie domani". Meglio un lucchetto per blindarsi in tutta sicurezza che rischiare di essere spediti a casa da un verdetto popolare. Eccole le liste del Pd per Camera e Senato. Buone intenzioni, risultato discutibile. Limitiamoci alle sorti dei candidati privilegiati bolognesi. E lasciamo fuori i nomi della società civile che sono altra cosa. Ma due parlamentari uscenti e una dirigente nazionale del partito balzano agli occhi. Sangalli e Puglisi al Senato in Emilia, Benamati pacco dono in Piemonte. Tutti sicuri di farcela senza l'angoscia di doversi confrontare con gli elettori del Pd. Insomma, che diranno ora quei fanatici dei parlamentari uscenti che si son messi in discussione accettando di fare le primarie. Loro se la sono sudata, ma come nel caso di Sergio Lo Giudice, son finiti dietro a chi ha preferito atterrare sul morbido. Capolavoro.

Gli smemorati

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Paladini anti-Casta ma solo a parole, sempre in prima linea a denunciare gli sprechi. Degli altri. Moralizzatori in casa altrui. L'ex grillino oggi rivoluzionario  Giovanni Favia e il grillino Andrea Defranceschi si sono dimenticati di rinunciare, come promesso, al vitalizio di consiglieri regionali. A tempo quasi scaduto i due sono caduti dalle nuvole. Promettono che rimedieranno, a parole s'intende. Non sono gli unici. In Regione solo 14 consiglieri su 50 hanno detto no al vitalizio sin qui maturato. Si tratta dei Democatici Matteo Richetti, Palma Costi Antonio Mumolo, Damiano Zoffoli, Giuseppe Paruolo, Anna Pariani, Thomas Casadei, Giuseppe Pagani, Rita Moriconi e Stefano Bonaccini. A loro si aggiungono i leghisti Manes Bernardini e Stefano Cavalli.


L'attesa di Manes

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La rivoluzione padana di Roberto Maroni iniziata agitando scope in nome della pulizia nei partiti è finita a dar la polvere dalle parti di Arcore. L'unico atto di ribellione, chiamiamola così, per il patto indigesto tra Pdl e Lega arriva dopo la presentazione delle liste. Non potendo usare argomentazioni politiche convincenti, il consigliere regionale del Carroccio Manes Bernardini strapazza come un ultrà qualunque  il candidato Pdl Franco Carraro messo in lista in Emilia. Non perché è un paracadutato a vita, da tempi di Craxi, Andreotti e Berlusconi, non perché è stato sindaco di "Roma ladrona". No, semplicemente perché negli anni di Calciopoli, in cui il "poltronissimo" era en passant presidente della Figc, il Bologna venne retrocesso. "Carraro, ti aspettiamo domenica in curva al Dall'Ara", la minaccia di Bernardini a caccia di qualche facile voto rossoblù. Meglio il bar sport delle tribune politiche. Ma gli elettori del centrodestra  aspetteranno Manes?


Un candidato in barca

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Cosa turba l’ex ministro e candidato Pdl Franco Carraro? Quale sarà il punto del suo programma a cui tiene di più? Il risarcimento morale alla Bologna rossoblù? Non ci pensa proprio. L’Imu? Nemmeno. Il disagio di sentirsi paracadutato in Emilia-Romagna? Ma quando mai.. Il cruccio del candidato Carraro è uno solo: l’imposta che grava sui proprietari di barche. “Non si parla di panfili, ma anche di barche di cinque, dieci metri. Sono problemi concreti”. Già...

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